Per “orientamento spaziale” si intende la capacità di determinare la propria posizione nello spazio, sia in termini assoluti che in relazione a riferimenti significativi (Arthur & Passini, 1992). Tale capacità è basata su un processo statico, che permette alla persona di determinare la sua posizione in base alla mappa cognitiva che si è formata del luogo (Tolman, 1948 et. al). La concezione più moderna di orientamento spaziale è quella che lo identifica con il “wayfinding” (Passini 1984), che non si riferisce ad una relazione passiva tra la persona e lo spazio, ma al modo in cui la rappresentazione spaziale viene costruita ed utilizzata negli spostamenti all’interno dell’ambiente. Difatti il wayfinding (ossia il saper trovare la strada) è un processo dinamico, che implica la capacità di spostarsi nell’ambiente per arrivare alla meta prefissata mediante adeguate informazioni. Secondo Arthur e Passini (1992) la miglior definizione del Wayfinding è quella che lo considera come equivalente ad uno “Spatial Problem Solving”, per indicare che la capacità di raggiungere una certa meta da un determinato punto di partenza presuppone la risoluzione di un problema di natura spaziale. Lo scopo del presente lavoro è stato quello di indagare se vi sono differenze di genere e di cultura relative alla propria rappresentazione spaziale e alle diverse strategie di orientamento topografico.
Differenze nelle attività di wayfinding
Abstract
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Pinna B., Pietronill Penna M., Sechi C., Mascia M. L. (2009) "Differenze nelle attività di wayfinding
" Turismo e Psicologia, Pubblicazione 2009(1), 313-324. DOI:
Year of Publication
2009
Journal
Turismo e Psicologia
Volume
Pubblicazione 2009
Issue Number
1
Start Page
313
Last Page
324
Date Published
06/2009
ISSN Number
2240-0443
Serial Article Number
20
Issue
Section
Articles